Marco Bellini – DJ chart aprile 1997

Marco Bellini, top ten aprile 1997


DJ: Marco Bellini
Fonte: Trend Discotec
Data: aprile 1997

1) Space Christ – Space
Figlio della “progressivizzazione” sonora che investe il nostro Paese tra 1995 e 1996 e di cui parliamo qui, “Space” si tinge di colori ombrosi e si sviluppa su un tracciato di ispirazione Attack, con innesti percussivi e svuoti da cui svetta il nervoso bassline, punto irradiante di ogni elemento. Spiccano anche degli fx che affettano, come se fossero sciabolate, la sezione ritmica ma senza mai tranciarla del tutto. A produrre il disco edito dalla Mammut è il compianto Alberto Bertapelle, in quel periodo galvanizzato per il successo internazionale ottenuto con “Nightmare” di Brain Bug, partito in sordina dalla Strike Force, un’altra delle tante sublabel della milanese Dancework capeggiata da Fabrizio Gatto – intervistato qui – e Claudio Ridolfi.

2) Random Logic – Profano EP
Affiatato duo sloveno formato da Gregor Zemljič e Miha Klemenčič, i Random Logic fanno tesoro della lezione impartita dai decani d’oltreoceano come Jeff Mills o Robert Hood, intagliando robusti groove con la drum machine così come uno scultore estrae una figura umana da un pezzo di marmo. Tre le tracce incluse nell’EP pubblicato dalla Matrix Musik: l’agitata “Sango”, affogata in vortici percussivi, la più rilassata “Angoro”, ancora votata all’ipnosi più radicale, ed “Inkubo”, un’immersione nell’Ade dantesca in compagnia di Caronte.

3) Adam Beyer Vs. RND Technologies – Sprit EP
L’Extended Play su Planet Rhythm nato a quattro mani tra Adam Beyer e Fredrick ‘RND’ Almquist mette insieme spirito detroitiano ed impeti europei. “Dcoy” è issata su un modulo ritmico dalle venature lineari che accoglie svirgolate acide ma senza troppa enfasi. Più ispirati i contenuti del lato b che accoglie due untitled: B1 è una fioritura groovica con una serie di corrosioni sulle pareti, B2 si cala nell’electro con una scheletrica TR-808 immersa in soluzioni alcaline blippeggianti.

4) Luke Cage ‎- Generator
Parecchio produttivo negli anni Novanta, l’italiano (ma allora di stanza in Germania) Massimo Vivona si vede costretto, come tanti altri colleghi, a ricorrere a vari alias per dare più senso alle sfumature stilistiche affrontate e nel contempo evitare l’inflazione del nome anagrafico. Luke Cage è una delle sue impersonificazioni, nata nel ’96 con “Low Fury” e proseguita con “Generator”, un pezzo tipicamente vivoniano nella stesura, con accentuato minimalismo ritmico, tanto evidente da mettere all’angolo le schegge sintetiche lanciate all’interno. Quelle stesse schegge si ritrovano sul lato b attraverso “Peak”, a punteggiare l’omogeneità e la stabilità ritmica.

5) Snakecharmer – Sidewinder EP
Primo dei due EP firmati Snakecharmer, “Sidewinder” è tagliente come una lama circolare ed arroventato come pietra lavica. Radunate all’interno sono quattro tracce-tool siglate dalla lettera V e dal numero progressivo dall’1 al 4, a testimonianza di quell’ostentato minimalismo che si palesa nella seconda metà degli anni Novanta protraendosi sino al nuovo millennio. “V1” è una giungla di percussioni, “V2” è un turbinio magnetico, “V3” sbuffa su pattern mandati nervosamente in reverse, “V4” è una bolla magmatica che cola dal cratere. A produrre il tutto è un certo Miklós Kóvári di cui si sa ben poco, mentre l’etichetta è la Trope di Thomas P. Heckmann che da lì a breve termina la sua corsa per essere rimpiazzata dalla Wavescape.

6) Adonis – No Way Back
Durante gli anni Novanta non è affatto frequente imbattersi in dischi datati nelle classifiche mensili compilate dai DJ: la spinta in avanti è talmente forte da azzerare quasi del tutto il desiderio di ripescaggi se non in particolari occasioni. Sostanzialmente c’è così tanto nuovo che pare davvero inutile quanto antistorico ricorrere al vecchio. Per l’occasione Bellini però riagguanta un intramontabile classico della produzione chicagoana, pubblicato dalla seminale Trax Records di Larry Sherman nel 1986 e diventato uno dei primi inni della rivoluzione house coi suoi vocalizzi metallici imprigionati, insieme ad un pungente bassline, in una gabbia ritmica scarna e primitiva. Nel ’96 la Trax Records rimette in circolazione “No Way Back” attraverso due remix degli Advent (ai tempi duo formato da Cisco Ferreira e Colin McBean), ma l’assenza di citazione di queste nuove versioni sembra suffragare la scelta di Bellini a favore dell’originale uscito esattamente un decennio prima.

7) Laurent Garnier – Crispy Bacon
Diventato ormai un classico del repertorio garnieriano accompagnato dal videoclip diretto da Quentin Dupieux, a distanza di un quarto di secolo “Crispy Bacon” resta un brutale rullo compressore senza se e senza ma. Entrato in praticamente tutti i flight case dei più rispettabili DJ techno, il pezzo lascia vibrare magnetismi in un uragano ritmico che cresce inarrestabile insieme al basso applicato ad ampie pennellate. Su un secondo 12″, codificato come Part 2 e racchiuso in una copertina di colore celeste, si trovano due remix rispettivamente a firma Aux 88 e DJ Gilb’R che si sommano a quello di Jeff Mills finito su una ricercata limited edition. “Crispy Bacon” viene pubblicato anche in Italia dalla Media Records che lo licenzia attraverso una delle sue tante sublabel, la GFB, sulla quale appare anche l’album “30” (persino in formato CD) e l'”Abstract EP” con altre tracce estratte tra cui “Flashback”. Quest’ultima viene portata in tv con un ironico video diretto ancora dal citato Dupieux diventato produttore/artista proprio quell’anno come Mr. Oizo.

Marco Bellini, 1997
Marco Bellini in una foto del 1997

8) Marco Bellini – Tiger Ts 24
Realizzato insieme al sopraccitato Alberto Bertapelle, “Tiger Ts 24” è uno dei pezzi con cui il DJ triestino edifica la sua carriera da produttore negli anni Novanta, dopo una (timida) apparizione sulla bolognese Italian Records con “Ma-La-Vi-Ta” di Céyx, targato 1987 e di cui parliamo qui. Il Bellini che si fa strada in locali come l’Area City di Mestre, l’Aida di Jesolo o l’Alter Ego di Verona resta essenzialmente un punk non disposto a farsi influenzare o piegare dalle tendenze del momento, e questa traccia lo testimonia: pubblicata in coda alla frenesia progressive che contagia il mercato dance del Bel Paese, marcia su itinerari distaccati dalla tradizionale formula all’italiana attraverso pregevoli assemblaggi ritmici ed un botta e risposta tra la voce di un androide e la patch di un sintetizzatore. “Tiger Ts 24” è il penultimo brano che Bellini affida alla Mammut, giunto dopo “Hi-Tech Funk” e il moroderiano “Star Trek” e seguito, pochi mesi dopo, da “One Way To Heaven”.

9) Damon Wild ‎- Red Dog
Solcato su un 10″ uscito nel 1995, “Red Dog” è uno dei tanti brani con cui Wild alimenta la sua Synewave fondata l’anno precedente. Questa è techno nella sua crudezza e circolarità, con ottimi spunti ritmici in grado di oltrepassare l’ovvietà degli elementi impilati in modo tradizionale. Sul lato b l’americano continua ad irrorare i circuiti di energia con “Bloodhound” ma poggiandosi su una costruzione del beat più canonica, con gli hihat in levare e i clap sul secondo quarto.

10) Eddie Fiola – Welcome 2
“Welcome 2”, incluso in “Vanderoll” su Stimulus Recordings, è una traccia di matrice millsiana dal marcato ipnotismo, lineare nel suo incedere e senza fronzoli ed orpelli. Minimalismo accentuato, a sostegno del “less is more”, a cui però, forse, ulteriori innesti non avrebbero fatto male per uscire dal reticolo della monotonia. A realizzarlo è il britannico Paul Mac, un vero fiume in piena che per l’occasione conia un nuovo pseudonimo, Eddie Fiola, in tributo all’omonimo rider di BMX freestyle particolarmente noto per le sue prodezze acrobatiche nella prima metà degli anni Ottanta.

(Giosuè Impellizzeri)

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