Paolo Martini – DJ chart agosto 1994

Paolo Martini, Tutto Discoteca Dance, agosto 1994

DJ: Paolo Martini
Fonte: TuttoDiscoteca Dance
Data: agosto 1994

1) Patricia Kaas – Reste Sur Moi
Analogamente a quanto avviene ai tempi a tanti colleghi, la cantante e attrice francese Patricia Kaas, attiva nella scena pop nazionale sin dalla seconda metà degli anni Ottanta, si ritrova proiettata nel mondo delle discoteche e della house music grazie ai remix realizzati da un DJ. In questo caso l’artefice è Danny Tenaglia che rilegge “Reste Sur Moi”, dalla tracklist dell’album “Je Te Dis Vous” del 1993, in più versioni. A svettare su tutte è la Blue Velvet Mix in cui l’artista newyorkese trasforma radicalmente il brano originale, velocizzandolo e trapiantandolo in una base deep house da cui si levano seducenti vocalizzi e intriganti assoli pianistici. Tenaglia appronta anche una paradisiaca Stringapella, una Dub Mix dagli effetti chiaroscurali, e una Piano Mix che, come preannuncia il titolo stesso, è dominata da virtuosismi jazzistici al pianoforte. Curiosamente la Columbia commercializza in Europa il 12″ e il CD Maxi Single con l’acronimo PK anziché Patricia Kaas: problemi burocratici irrisolti o una possibile strategia di marketing per alimentare l’interesse dei DJ?

2) X-Press 2 – Rock 2 House
Rock 2 House è uno dei vari pseudonimi adottati da Darren Rock e Darren House (cercate “That Disco Thang” sulla Mousetrap Records) ma anche il titolo di un pezzo pubblicato dalla Junior Boy’s Own che i due firmano X-Press 2. Rocciosa come tanta house music che allora nasce oltremanica, la traccia mescola al suo interno percussività ritmiche e atmosfere noir. A metà stesura fanno ingresso voci che si impastano col resto sino a sfilare in un lungo pad su cui (ri)entrano le tambureggianti presenze per far crescere la tensione sino alla rullata energizzante e la ripartenza con l’aggiunta di fiati. Qualche mese più tardi il pezzo riceve il trattamento di Plastikman che, col suo Acid House Remix, trasforma tutto in un sinuoso serpente di lisergici acidismi.

3) The Look Featuring Franklin Fuentes – March
“March” è il secondo (e ultimo) disco che il sopraccitato Danny Tenaglia e il musicista Peter Daou firmano con lo pseudonimo The Look. Giunto dopo “Glammer Girl”, diventa un inno ballroom nei club grazie all’hook vocale (“march, cmon, I’ll take u there, take u there”) che nella Club Tip Mix funge da vero e proprio traino su una base house rigata da suonini elettronici, inserti percussivi e svuoti funzionali per la pista. Sul lato b la Rave Tip Mix ripesca gli stab che qualche anno prima fanno la fortuna dell’hardcore britannica nell’esposione ravey, sprigionando nuova energia insieme alle incitazioni vocali di Franklin Fuentes.

4) The Good Men – Make Up Your Mind
“Make Up Your Mind” è il tipico tool che i DJ utilizzano per risvegliare la pista nei momenti di stanca. Un pezzo diretto, non troppo elaborato, che punta per l’appunto a far ballare il pubblico facendo leva su pochissimi elementi, in primis una base tribaloide che gira come una ruota arpionando un breve ed efficace frammento vocale e un appena accennato riff melodico. Semplice ma efficace insomma. La traccia finisce sul lato b di “Damn Woman” con cui il duo olandese formato da Gaston Steenkist e René Ter Horst tenta invano di bissare il successo di “Give It Up”, che inietta la batucada nella house music e lancia una vera e propria moda che ispirerà più di qualcuno tra cui i Simply Red che la campioneranno per la loro “Fairground”.

5) Jamiroquai – Emergency On Planet Earth (Masters At Work Remix)
Non è esplicitato ma è plausibile che Paolo Martini non si riferisse affatto all’album di debutto della band britannica bensì ai nuovi remix del pezzo che si sommarono a quelli di Danny Tenaglia usciti già nel ’93. A firmare le nuove versioni sono i Masters At Work che si collocano in un punto mediano tra musica latina e house attraverso la London Rican Mix, scandita dalle linee percussive e l’intensità vocale di Jason Kay. Una variazione sul tema è offerta dalla Rican Dub. Il promo è riservato a pochissimi eletti data la sua esigua tiratura distribuita pare quasi esclusivamente negli Stati Uniti ma la Sony va incontro ai DJ solcando la London Rican Mix anche sul lato b di “Half The Man”.

6) Jodeci – You Got It
Così come avvenuto per Patricia Kaas, anche il quartetto r&b dei Jodeci vive una parentesi all’interno dei club grazie a versioni remix. A rimaneggiare “You Got It”, estratto dall’album del ’93 “Diary Of A Mad Band”, sono due nomi che ai tempi fanno grande la house music del Regno Unito, CJ Mackintosh e il team degli Uno Clio. Il primo, nella Mack Dub, punta diretto a lidi garage, giocando opportunamente i sample vocali in un metti e togli tra suoni gommosi e dilatazioni melodiche; i secondi invece, nella Raise The Roof Dub, rileggono il pezzo in una chiave più solare, con l’inserimento di pianoforti e sax che tagliano vicendevolmente la sezione ritmica. C’è spazio anche per una terza rivisitazione dei Global State. Sul doppio promo ci sono ulteriori due versioni, la Cosmack Dub e la Phat Dub Mix, sempre di CJ Mackintosh e Uno Clio, poi finite sul lato b del primo dei due mix di “Feenin'”.

7) U.N.I.T.E.D. – Mother Mary (Black Madonna Remixes)
La versione originale di “Mother Mary”, pubblicata nel ’93 dalla newyorkese Knockout Records, si perde nella miriade di produzioni garage di quel periodo, nonostante fosse curata nei dettagli. L’anno dopo la Produce Records di Liverpool rimette il brano in circolazione attraverso i remix di Frederick Jorio, che aveva già ricoperto un ruolo nelle versioni iniziali. Balzato sotto i riflettori per una serie di produzioni su Eightball Records firmate Lectroluv, Jorio lavora per sottrazione riducendo gli interventi vocali di Basil Rodericks a favore di strutture più orientate ai club specializzati. Si passa dalle atmosfere nebbiose della XRated Mix alla luminosità della Piano Dub con immancabile organata da Korg M1, sino alla percussiva Underground Depress che in certi punti rivela una vicinanza a “Plastic Dreams”, la mega hit messa a segno dall’olandese Jaydee di cui parliamo dettagliatamente qui. È sempre Fred Jorio a occuparsi di “Sing”, il pezzo che dopo “Revelation” e “Mother Mary” tira il sipario sul progetto U.N.I.T.E.D., commercialmente poco fortunato e per questo, chissà, oggetto di una possibile rivalutazione futura.

8) Alma Latina – To Get Up
Tra i progetti meno noti di Claudio Coccoluto, Alma Latina esce dall’HWW Studio di Cassino con un carico di riferimenti latini che occupano per intero la Cocodeepdub lunga oltre dieci minuti. Sul lato b l’Hard Mix curata da Paolo Martini, affiancato da Ricky Birickyno e Christian Hornbostel, meno intrisa di percussioni ma imbevuta di salsa prog (alcuni elementi del pianale effettistico sembrano riapparire l’anno dopo in “Full Steam Ahead” di Shoot-Proof, su PRG). Chiude le danze la Martinez Dub Mix di Savino Martinez che bazzica la sampledelia in un laborioso mosaico di dinamici start e stop. Il disco, pubblicato dalla Looking Forward, passa inosservato perché prende le distanze «dalla house classica che funzionava per la maggiore in Italia in quel periodo» spiega Martinez in questo articolo.

9) Joe T. Vannelli Featuring Csilla – Voice In Harmony
Con “Voice In Harmony”, giunto dopo “Play With The Voice” del ’93 che vanta, tra gli altri, remix di Masters At Work, Paul Van Dyk e Joey Beltram, Vannelli rinnova il sodalizio artistico con la cantante Csilla Domonkos. Pubblicato su Dream Beat, il brano è mosso da uno spirito dinamico e bilancia sapientemente ritmo e sensualità vocale, così come tramanda la migliore tradizione garage a cui il DJ allora si ispira chiaramente. Le versioni solcate sul doppio mix però sono svariate e diventeranno ancora di più quando il pezzo viene licenziato all’estero da pregevolissime etichette come l’americana Nervous Records e la tedesca MFS che alla già ricca carrellata aggiungono rispettivamente le reinterpretazioni di Frankie Feliciano e del citato Paul Van Dyk.

10) Gayland – No Pay Day (Remix)
Dopo aver preso in licenza “Get By” dalla newyorkese Easy Street Records, Angelo Tardio rinnova l’interesse per il progetto Gayland che con “No Pay Day” aggiunge un altro tassello garage al catalogo UMM a cui abbiamo dedicato una monografia qui. Ricetta vincente non si cambia: così come aveva fatto qualche mese prima, Tardio continua ad affidare i remix a Paolo Martini e Michele Violante che comunicano la loro carica emotiva attraverso due Cut finiti sul lato b, in cui suoni quasi grattugiati incrociano un organo e dolciastri pad generando un piacevole contrasto. Sul lato a la Make Life Easy Mix, versione di un altro personaggio che ai tempi è dedito alla divulgazione della cultura house nel nostro Paese attraverso l’FM, Roberto ‘Hard Corey’ Corinaldesi.

(Giosuè Impellizzeri)

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