RMB – Love EP (Le Petit Prince)

RMB - Love EPSi dice che nessuno, nella musica, abbia inventato qualcosa dal nulla, perché in qualche modo tutto deriva da elementi preesistenti. Vale anche per la trance che nei suoi primi anni di vita è una sorta di ambient “groovizzato”, provvisto di ritmo ballabile importato dalle neonate techno ed house. Tra i giovani che aderiscono presto a quel fermento musicale, localizzato in primis nell’Europa centrale, c’è il berlinese Rolf Maier-Bode, classe ’74, che oggi racconta: «Ho scoperto la musica elettronica attraverso i primi dischi di Vangelis e Jean-Michel Jarre, a colpirmi in modo particolare furono le melodie e le armonie che li contraddistinguevano. Ad attirarmi però erano pure i suoni di sintetizzatore nei primi due album di Jarre, che riascolto con piacere ancora adesso. A ciò si sommava ovviamente tutto il campionario pop e rock anni Ottanta consumato durante il periodo dell’adolescenza. Tra i miei preferiti, quando ero appena tredicenne, c’era persino Bruce Springsteen. In quegli anni cominciai a suonare il pianoforte ma odiavo andare a lezione di musica classica. Preferivo di gran lunga i pezzi di Vangelis, Jarre e Tangerine Dream e scoprii che si potesse comporre attraverso il Commodore 64. Avevo quindici anni e desideravo fare musica nuova a tutti gli effetti evitando ciò che veniva solitamente trasmesso dalle radio. Una notte ho sentito il DJ set di WestBam presso la festa itinerante Macht Der Nacht (per approfondire si rimanda a questo articolo, nda) e cambiò tutto. Per la prima volta vissi l’esperienza della techno ed individuai gli elementi mancanti nell’elettronica con cui ero cresciuto sino a quel momento ossia l’energia, il basso e l’aggressività. La potenza selvaggia delle ritmiche elettroniche mi conquistò totalmente. Fu allora che pensai di unire la spinta energizzante della techno a parti melodiche eseguite col sintetizzatore, combinazione ancora piuttosto rara intorno al 1990. Quella era diventata la mia missione ma dovevo capire come mettere in pratica l’idea. Il primo passo fu acquistare la strumentazione necessaria, cosa non molto facile ai tempi. Ritenni che il campionatore adatto per la mia musica fosse il Casio FZ-1, con la RAM espandibile sino a ben 2MB. Lo vidi in un documentario su “Beat Dis” di Bomb The Bass ma costava tantissimo, duemila marchi tedeschi, usato ovviamente!».

Casio FZ-1
Il campionatore Casio FZ-1 è uno dei primi strumenti che Rolf Maier-Bode acquista per creare la sua musica quando è ancora un adolescente

Per finalizzare le sue idee Maier-Bode impiega del tempo. Non è solo l’ostacolo economico a frenare l’entusiasmo ma pure la necessità di impratichirsi e diventare padrone degli strumenti in un periodo in cui non esistono tutorial gratuiti su internet ma al massimo un manuale d’istruzioni, in inglese. Approccia ufficialmente alle produzioni discografiche grazie ai fratelli gemelli Arndt e Markus Pecher, prima come Nautilus e poi come Skyflyer. Per il primo progetto solista però bisogna attendere il ’93. Si intitola “RMB Trax” e lo firma, semplicemente, con l’acronimo RMB, le sue iniziali anagrafiche. All’interno trovano posto quattro pezzi (tra cui l’indiavolata “Ocean Of Love”) che ben sintetizzano lo stile che intende seguire. A pubblicarlo è la Adam & Eve Records, etichetta fondata dai Pecher giusto un paio di anni prima ad Erkrath, nella Renania Settentrionale-Vestfalia, alle porte di Düsseldorf. «I pezzi di Nautilus e Skyflyer furono mixati da altri» prosegue il tedesco. «In particolare Skyflyer venne finalizzato di notte nell’ex Skyline Studio, prendendo il suono da un nastro magnetico e facendolo passare attraverso un costosissimo mixer della Neve. Fu una bella esperienza ma alcune decisioni prese mi lasciarono interdetto e ciò mi convinse, da quel momento in poi, ad optare per l’autoproduzione. Iniziai a prendere in prestito le cose che mi mancavano per realizzare brani nella migliore delle maniere ed infatti “RMB Trax” lo mixai da solo e in totale autonomia, nella cameretta a casa dei miei genitori, analogamente a tutti i primi dischi di RMB incluso “Redemption”. Poi riversavo il risultato su cassette che spedivo alle etichette più note, sperando in una risposta positiva».

Lo stile con cui RMB si ritaglia un posto nella scena discografica europea nei primi anni Novanta è fatto di hard trance, techno e spruzzate di happy hardcore, così come si sente in “Follow Me”, uno dei pezzi racchiusi in “Heaven & Hell”, il primo EP su Le Petit Prince. Quel mix di suoni e ritmi diventa la colonna sonora del movimento rave europeo di metà decennio. «La mia musica, almeno per come la intendevo io, era una combinazione di bellezza ed energia» dice l’artista. «La bellezza proveniva da melodie ed armonie che componevo seduto al pianoforte, l’energia invece derivava da suoni “duri”, specialmente le casse marcate che definirono la techno europea in quel momento storico, ottenute nella maggioranza dei casi con una Roland TR-909 mandata in saturazione/distorsione. Poiché le strumentazioni potevano gestire un numero maggiore di sample, frammenti breakbeat si aggiunsero alla “ricetta”. Io però, in tutta franchezza, non ho mai pensato di etichettare il risultato in modo diverso da techno. Rammento tanti DJ set techno di allora che includevano un mucchio di generi disparati, dal drum n bass alla house passando per disco ed elementi pop, ed è ancora così che oggi intendo la techno. Non una categoria tra le dozzine di stili dance bensì un genere nato mischiando “paradiso” ed “inferno” (“Heaven & Hell”, come il sopramenzionato EP, nda). La trance giunta dopo per me voleva essenzialmente dire trasformare la techno in qualcosa di terribilmente noioso, usando puntualmente gli stessi suoni e le medesime stesure. Classici come “The Age Of Love” a mio avviso restano accorpati alla techno (melodica), e la roba uscita in seguito non ha mai raggiunto un livello altrettanto interessante. Alla fine degli anni Novanta tutto avrei voluto sentire fuorché qualsiasi pezzo trance, ormai era diventato un genere davvero prevedibile. Segnalatemi eventuali produzioni trance recenti con elementi nuovi o migliori rispetto a quelli degli anni Novanta, sarei proprio curioso di ascoltarle».

Love EP su Brainstorm
“Love EP” viene pubblicato anche in Italia su etichetta Brainstorm

Il secondo EP destinato a Le Petit Prince è “Love”, edito nel 1994, pubblicato sia nella canonica versione nera che in colore rosa e licenziato pure in Italia dalla Brainstorm. Lo stile di RMB resta saldamente ancorato alla melodia e a grintosi blocchi ritmici. A testimoniarlo sono nuovi pezzi, tutti tematicamente legati all’amore, “Banjo Love”, “There’s Love”, “Marimba Love” ma soprattutto “Universe Of Love” in cui romantiche melodie (da noi sviluppate nella cosiddetta dream) si insinuano prepotentemente in granitici beat quaternari. «Anche “Love” è uno dei dischi approntati nella casa dei miei genitori, con davvero pochissimi strumenti a disposizione» spiega Maier-Bode, rimarcando il fatto che talvolta avere un budget limitato risulti un sano incentivo alla creatività. «Avevo il già citato campionatore Casio FZ-1, due sintetizzatori Roland (D-10 e JD-990), un multieffetto Zoom 9010 e un mixer a sedici piste, il Boss BX-16. Nient’altro. Non ricordo quanto impiegai a completare l’EP ma non tantissimo, credo dalle quattro alle sei settimane. Gran parte del tempo andava via per scegliere i suoni giusti». La citata “Universe Of Love”, finita anche nel primo album di RMB intitolato “This World Is Yours” pubblicato dalla Low Spirit nel ’95, probabilmente è tra i brani più rappresentativi del compositore teutonico. Corre voce che ad ispirare la sua melodia sia stato “Capturing Universe”, un pezzo prog rock degli italiani Antonius Rex capitanati da Antonio Bartoccetti, presumibilmente composto in Romania nel 1979 seppur affiorato pubblicamente solo nel 2003 attraverso l’album “Praeternatural”. In questa intervista rilasciata a Francesco Fabbri a marzo 2003, Bartoccetti sostiene che “Capturing Universe” «venne ripreso da un pianista tedesco nel 1990 e poi da un gruppo techno tedesco che lo chiamò “Universe Of Love”» e che fu proprio lui a convincere il figlio Anthony alias Rexanthony, nel 1995, a rielaborare il brano originale. Rexanthony stesso sostiene questa tesi nell’intervista finita in Decadance. L’artista marchigiano avrebbe sviluppato parte di quell’impianto melodico in due brani, tra i più fortunati del proprio repertorio, “Capturing Matrix” e “Polaris Dream”, entrambi del 1995, ma in merito a questa presunta appropriazione Maier-Bode si dichiara totalmente estraneo: «Nei primi anni Novanta ero solo un adolescente, non avevo neanche idea che esistesse un genere chiamato progressive rock e di sicuro non conoscevo il pezzo degli Antonius Rex. Ho composto la melodia principale di “Universe Of Love” al pianoforte, poi ho aggiunto i pad e un basso con un sintetizzatore. L’arpeggio eseguito coi fiati gira sugli stessi accordi. Anche la voce è mia, intenzionalmente “ruvida”, processata con un pitch shifter. Era un pezzo che sostanzialmente combinava pochi elementi ma selezionati in modo oculato. Credo che nella musica scegliere bene valga molto di più del numero di strumenti di cui si dispone. A definire il proprio stile alla fine è l’istinto creativo».

RMB - This World Is Yours
La copertina di “This World Is Yours”, il primo album di RMB edito dalla berlinese Low Spirit nel 1995

Quando la Low Spirit pubblica “This World Is Yours”, in Europa la techno/trance da rave è diventata già oggetto di interesse delle grosse compagnie discografiche attratte dai numeri che quella musica riesce a generare. La rave age viene mandata in orbita da maxi raduni come Love Parade, MayDay, Street Parade ed Energy, e fa storia. «Mi sono esibito in tutti questi eventi» prosegue il tedesco. «Fu un momento grandioso, eravamo giovani e trainati dalla techno che ci faceva capire come il futuro fosse giunto e stesse prendendo il sopravvento su tutto. Però, quando il fenomeno divenne di massa, iniziarono a piovere dischi di pessima fattura, pezzi cheesy fatti solo per vendere, con una cassa in quattro e melodie magari tratte da temi già noti. Non mi piacque affatto quella deriva degenerativa ma i rave, dal più piccolo al più grande, furono semplicemente fantastici. Si respirava un’atmosfera unica, gran parte del pubblico che prendeva parte era amichevole, ricordo ben pochi rissosi ma forse circolava troppa droga. I grandi festival di oggi invece sono diversi. L’EDM è differente dalla techno degli anni Novanta, adesso la gente è completamente assuefatta dal voler fare video, chattare e mandare messaggi con lo smartphone in qualsiasi istante. Questo non avveniva affatto ai tempi delle Love Parade».

RMB duo
Rolf Maier-Bode (a sinistra) affiancato da Farid Gharadjedaghi, diventato ufficialmente membro di RMB che così si trasforma in un duo

Dopo i primi anni vissuti da solista, Rolf Maier-Bode si lascia affiancare da Farid Gharadjedaghi, suo coetaneo di origini iraniane. A partire dal già citato “Redemption” RMB diventa un duo, in studio e nelle performance live come si vede qui in occasione del MayDay del ’94. «Conobbi Gharadjedaghi quando collaboravo coi fratelli Pecher» spiega. «Ai tempi lui si occupava del management della loro Adam & Eve Records oltre a curare le grafiche delle copertine, inclusa quella del mio “RMB Trax”. Entrambi, inoltre, fummo raggirati dai Pecher, non abbiamo mai visto un solo centesimo per tutto il lavoro svolto. Fu proprio Farid a mettermi in contatto con l’etichetta di Klaus Derichs e Marc Romboy, Le Petit Prince, annessa al gruppo Alphabet City per cui ho inciso vari dischi. Fu sempre lui ad introdurmi alla Low Spirit, diventando praticamente il mio manager. Dopo aver realizzato remix per WestBam, Genlog e Marusha (“Celebration Generation”, “Eiskalt”, “Over The Rainbow” e “Trip To Raveland”, tutti del 1994, nda) la Low Spirit mi propose di entrare nella scuderia artistica. A quel punto Farid mi disse che, affinché ciò andasse in porto, lui sarebbe dovuto diventare parte integrante del progetto. Ingenuamente gli credetti e così RMB divenne un duo, seppur lui continuasse a svolgere attività manageriale mentre io lavoravo in studio. La maggior parte dei pezzi usciti in quel periodo, inclusi gli album e i tanti remix, li realizzai completamente da solo. Per i singoli, come “Love Is An Ocean“, “Experience (Follow Me)”, “Passport To Heaven”, “Reality” o “Spring” (potenziato da un pacchetto di remix firmati da Kadoc, Microwave Prince, Hitch Hiker & Jacques Dumondt e Future Breeze, nda), veniva in studio cercando di offrire il proprio contributo come meglio poteva. Alcune delle sue idee, obiettivamente, furono davvero importanti per il successo di RMB. Fu lui, ad esempio, a convincermi a riutilizzare in “Spring” la melodia che scrissi qualche anno prima per “Ever Means Never” di Manitou, pubblicato da Adam & Eve Records (forse presa a modello pure da Roland Brant in “Nuclear Sun”?, nda). Spesso veniva con musica nuova da farmi ascoltare oltre a scegliere la maggior parte dei numerosi sample tratti da film che inserii nei pezzi dei vari album. Tuttavia non ha mai premuto un solo tasto della tastiera, girato una manopola o toccato un fader».

La collaborazione tra Maier-Bode e Gharadjedaghi comunque prosegue. Nel 1998, dopo l’album “Widescreen” e gli ultimi singoli destinati alla Low Spirit come “Break The Silence”, “Everything” e “Shadows” in cui lo stile inizia a mutare carambolando elementi breakbeat e downtempo, i due danno vita alla loro etichetta, la Various Silver Recordings, rimasta in attività sino al 2003. «Fu un progetto a cui non ambivo affatto, tutto ciò che volevo fare era scrivere e produrre musica» sostiene Maier-Bode. «Purtroppo non sono stato sufficientemente determinato e alla fine Farid ha ottenuto ciò che voleva. A quanto ricordo, la situazione economica delle label indipendenti stava già peggiorando alla fine degli anni Novanta. Il nostro business da lì a breve iniziò a ruotare su varie etichette, un’agenzia di booking, un editore e persino un locale. Ogni attività però, ad eccezione di RMB (che nel 2001 torna nei negozi con un nuovo album, “Mission Horizon”, nda), bruciava solamente denaro. Avrei dovuto battermi in modo più risoluto per rifiutare di imbarcarmi in quell’avventura ma non ho rimpianti perché dagli errori si impara sempre qualcosa. I primi anni Duemila furono davvero difficili per me. Il denaro guadagnato con RMB era ormai finito, io e Farid non avevamo più punti di vista in comune e l’industria musicale parve letteralmente devastata. Quasi più nessuno voleva stampare musica su supporto fisico. Eravamo d’accordo di non pubblicare “Evolution”, l’ultimo album di RMB, solo in formato liquido ma nel 2009 Farid, senza neanche chiedermi l’autorizzazione, lo mandò alle piattaforme digitali».

gli album solisti di Maier Bode
I tre album che Rolf Maier-Bode realizza come solista tra 2009 e 2016

I rapporti tra i due si fanno particolarmente burrascosi e Maier-Bode lo sottolinea in questa videointervista pubblicata da Zoundshine il 24 luglio 2016, dichiarando che da un punto di vista legale non gli è più permesso di esibirsi in pubblico come RMB. Ma per lui ormai è un capitolo chiuso. «Dopo essermi lasciato gli anni più bui alle spalle, nel 2005 ho ricominciato da capo componendo musica per pubblicità ed occupandomi di sound logo e branding» dice. «Ho inciso tre album da solista firmati col mio nome, “Thirteen Stories” del 2009, “Twenty Thirteen” del 2013 e “Foundation” del 2016, e sono entrato a far parte di team che si occupano di film ed eventi. Ho imparato tantissimo su cinematografia, fotografia, videografia, storytelling, montaggio e post produzione. Gli ultimi anni quindi mi hanno visto impegnato nell’industria cinematografica, specialmente in pellicole legate alle automobili. Finalmente posso sviscerare il mio stile senza edulcorazioni visto che i video di auto solitamente necessitano di una buona dose di energia. Settore musicale? Credo circolino ancora buone idee seppur sia più difficile scovarle in mezzo ad un mare di mediocrità e pezzi pessimi che riescono comunque ad essere messi in vendita. Ritengo inoltre che i DJ diventati celebrità non abbiano portato nulla di buono alla scena. Saper sincronizzare due file MP3 con Traktor non è la base per essere considerati veri artisti e il desiderio di diventare ricchi e famosi raramente accompagna imprese artistiche. Nei ritagli di tempo continuo a scrivere musica dance per il mio piacere personale e in autunno prenderà vita un progetto in cui ripongo molte aspettative» conclude il compositore tedesco. (Giosuè Impellizzeri)

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