DJ Panda – DJ chart maggio 1994

DJ Panda, Tutto Discoteca Dance, maggio 1994

DJ: DJ Panda
Fonte: Tutto Discoteca Dance
Data: maggio 1994

1) Brainchild – Singularity
Nei primi anni Novanta Matthias Hoffmann è tra i traghettatori della trance che si propaga dalla Germania anche per merito della Eye Q Records che lui stesso fonda insieme a Sven Väth ed Heinz Roth. Quello di Hoffmann è un suono schiettamente melodico, che occhieggia alle colonne sonore cinematografiche di Vangelis e nel contempo tributa la celestialità di Jean-Michel Jarre ma facendola pulsare sotto griglie ritmiche costruite e finalizzate alla dancefloor. Mentre contribuisce al successo di Vernon e mette a segno con Ralf Hildenbeutel (di cui si riparlerà più avanti) un pezzo destinato a rimanere negli annali come “Superstring” di Cygnus X, Hoffmann avvia il progetto solista Brainchild, flirtando con l’ambient e la musica classica ma non perdendo mai di vista le esigenze della ballabilità, proprio come avviene in “Symmetry” contenuto in “Singularity” (la scelta di intitolare a mo’ di album un singolo dal nome diverso si presta, come si vedrà più avanti, a facili fraintendimenti) e rivisto in due versioni. Se la C-Mix è inchiodata a un variopinto sferragliare ritmico che fa da cornice a una serie di studiate squadrettature melodiche, la P-Mix offre un’interessante deviazione verso atmosfere cinematografiche crepuscolari in cui si distendono malinconicamente arpeggi, archi e un organo ecclesiastico. Nelle vesti di Brainchild, Hoffmann non andrà oltre la trilogia pubblicata tra 1993 e 1994, ma ci penseranno altri ad allungare la vita dei suoi brani come l’italiano Francesco ‘Smorphya’ Morosini e il tedesco DJ Tandu che, rispettivamente nel ’97 e nel 2000, coverizzano proprio “Symmetry” ribattezzandolo “Singularity”.

2) Universe Of The Melody Feat. DJ Panda – The Light
Pubblicato dalla Outta Records, “The Light” è un pezzo invaso da segni dream trance, giocato sull’alternanza ritmo-melodia e sviluppato sull’ibridazione tra musica d’ascolto e da ballo. A produrlo Ermanno Mainardi alias DJ Panda affiancato da Alex Bagnoli nello studio di quest’ultimo, l’Alby Studio, da dove usciranno altre tracce del repertorio pandiano (“It’s A Dream”, “Dreaming Of Fantasy”) ma pure conclamate hit dance, una su tutte “Restless” di Neja. Trainato da un impianto melodico all’insegna della felicità (non certamente a caso una delle tre versioni si chiama proprio Happy Mix) e da una soluzione ritmica tradita da un po’ di semplicismo, “The Light” si inserisce stilisticamente in quel segmento di produzioni made in Italy che, a distanza di un biennio circa, vivranno un momento dorato trainate dall’exploit internazionale di Robert Miles che sdoganerà a livello mainstream la cosiddetta dream music. L’anno di grazia sarà il 1996, proprio quando DJ Panda tocca il punto più alto della sua carriera discografica con “My Dimension” di cui parliamo qui.

3) Speedy J – Pepper
Esploso nel 1991 con “Pullover”, in cui l’ipnotismo ritmico duetta con un synth elastico come un chewing gum, l’olandese Speedy J si fa presto interprete di una techno con influenze vaganti tra bleep, acid e IDM. Non a caso, a licenziare nel Regno Unito il suo primo album, “Ginger” è la Warp che lo inserisce nella serie Artificial Intelligence. “Pepper”, uno dei singoli estratti proprio da “Ginger”, fa rimbalzare al suo interno elementi fumosi afferenti la trance e la prog britannica compostamente allineati alle sequenze di batteria. Nonostante abbia oltre trent’anni, il pezzo non viene tradito dalla sua età anzi, il carattere psichedelico e mutante lo colloca al di fuori del sound che funziona per la maggiore in quel periodo. Sul lato b del disco un’altra traccia proveniente dalla tracklist di “Ginger” ovvero “Beam Me Up!” nella versione di Pegasus (Rene Van Der Weyde), un tool per DJ in cui la ripetitività prende il sopravvento e che al suo interno frulla i sample di “Got To Get Your Own” di Reuben Wilson stesi su una base simile a quella di “Waterfall” di Atlantic Ocean, mega hit internazionale che il citato Van Der Weyde incide nello stesso periodo in coppia con Lex Van Coeverden. “Pepper” esce pure in Italia: a portare nel Bel Paese il pezzo è Angelo Tardio che lo vuole nel catalogo della UMM Progressive, “sorellina” di quella UMM che allora diventa un simbolo monolitico per la house e il clubbing, come raccontato dettagliatamente in questa monografia.

4) Luca Antolini DJ Presents Roland Brant – The Kiss Of Medusa
Tra i primi lavori discografici del bolognese Luca Antolini (forse in copertina l’ordine dei nomi fu erroneamente invertito?), “The Kiss Of Medusa” è un altro di quei pezzi filo dream che escono quando la dream, di fatto, è ancora un fenomeno relegato ad alcune discoteche dell’Italia settentrionale. Utilizzando le voci di “Violet Skies” dei belgi Phantasia (le stesse che Maurizio Picciotti incastra in “Equal In Love” di Selene, Signal, 1992) e arpeggi sinfonici conditi con atmosferici choir, il brano si libra ad ali spiegate verso scenari trancey, sia nell’Original Mix che nell’Android Mix che delineano lo stile delle future produzioni antoliniane. Ad affiorare più nitidamente dalla Nuclear Mix incisa sul lato b è invece la mano di Roland Brant (Brant Roland, peraltro, è l’unico nome che appare sul centrino), con un riff melodico parecchio simile a quello della sua “Nuclear Sun” che a sua volta divide assonanze con “Ever Means Never” di Manitou. Curiosamente, quando la Désastre Records pubblica i remix del brano, la paternità di “The Kiss Of Medusa” viene attribuita al solo Roland Brant. A campeggiare sulla copertina invece resta la celebre testa di Medusa di Caravaggio.

5) Thomas Tumscitz – Global Cut
È Gianni Parrini a tenere a battesimo Thomas Tumscitz per la sua prima (e unica?) apparizione discografica, rappresentata da “Global Cut” e pubblicata dalla già menzionata Outta Records del gruppo modenese Ala Bianca. Scritto insieme a Lorenzo Confetta, il pezzo calca tradizionali disegni trance che piegano verso lidi dream nella versione di Parrini, che poi è quella a cui DJ Panda fa riferimento nella sua classifica. Sebbene il disco sia uscito trent’anni or sono, Ala Bianca possiede ancora delle copie che ha messo in vendita attraverso il suo sito internet.

6) Mo-Tune – Infinite Climax
Riconoscibile grazie al design grafico dell’etichetta, la tedesca Hyper Hype, basato sulla parodia del logo della birra Heineken, “Infinite Climax” è uno dei quattro dischi che Mike van der Viven, meglio noto come Celvin Rotane, e Oliver Kuntzer dei Genlog incidono come Mo-Tune. La title track è hard trance diretta, senza fronzoli, con curvature acide e break melodico che apre una fioritura di sovrapposizioni di 303 sound. La scatola argentata della Roland progettata da Tadao Kikumoto si prende la scena anche in “Psychowaves”, dove l’apporto melodico e i bpm sono ridotti a vantaggio di un minimalismo ossessivo che paga il tributo al Plastikman delle prime annate. A chiudere è “Metamorphase II” (non è dato sapere che fine abbia fatto il part I) in cui la velocità di crociera torna a salire per accompagnare un frenetico metti e togli di melodie zigzaganti, scudi percussivi e nervosi riccioli acidi.

7) Stefano Bratti & Gianni Parrini Feat. MC Hair – Trance Hair Love
Non c’è due senza tre: dopo “The Light” di Universe Of The Melody e “Global Cut” di Thomas Tumscitz, DJ Panda inserisce nella sua top ten un terzo disco su Outta Records, “Trance Hair Love”, prodotto dall’accoppiata Stefano Bratti e Gianni Parrini a cui si aggiunge anche Marco Capelli alias MC Hair, diventato popolare nel nuovo millennio come Andrea Doria come raccontiamo qui e che proprio in quel periodo inizia a uscire allo scoperto con le sue prime produzioni discografiche tra cui “Pensiero Divino” sulla sopraccitata Désastre Records. La versione originale del brano, intitolata Dream Hair Love, è un ammaliante mosaico nato sull’intersezione tra un prolungato arpeggio, contrappunti vocali e un’atmosfera fatata, tipica dell’indirizzo dream trance che alle spalle aveva già qualche caposaldo tra cui “I Will Find You” di Mohikana, con cui lo stesso Bratti mette mano all’omonimo dei Clannad (dalla soundtrack del film “L’Ultimo Dei Mohicani” diretto da Michael Mann) peraltro sempre col supporto della Ala Bianca che nel 1993 lo pubblica su una delle sue tante sublabel, la Got It. Nella sua versione MC Hair mescola gli stessi elementi ma spingendo sul pedale dell’acceleratore. Nel remix dell’italo svizzero Willow intitolato Trance Attack invece le pareti ritmiche risultano rinforzate, con gli elementi collocati in una sequenza serrata e chiusa da un basso cavalcato. Uno slancio ancora più evidente lo si ritrova nella Willow Instrumental Attack, privata della nenia cantilenante vocale e inchiodata su un veloce pattern con annesso arpeggio sinfonico.

8) Marusha – Over The Rainbow
«Un giorno, da fan sfegatata del film “Il Mago Di Oz”, canticchiavo in bagno “Over The Rainbow” e il mio fidanzato dei tempi (Fabian Lenz alias DJ Dick, fratello di WestBam, nda) mi suggerì di farne una cover. Seguii il suo consiglio e fu una hit, vendette oltre un milione e mezzo di copie in tutto il mondo»: con queste parole Marusha sintetizza, in un’intervista del 2013, la genesi di uno dei suoi più noti successi, indubbiamente quello ad averla resa popolare pure dalle nostre parti. La DJ tedesca cavalca in pieno l’europeizzazione e la popolarizzazione della techno con programmi radiofonici e televisivi. Per lei quella è musica in grado di evocare il senso di libertà della Berlino post Muro, il sound che deve riunire ciò che la storia ha diviso per troppo tempo. “Over The Rainbow”, per cui viene girato anche un videoclip, risulta perfetto come colonna sonora di quel particolare momento storico. La stessa intuizione l’aveva avuta, con circa due anni di anticipo, Dennis Pino (si senta “Over The Rainbow” di Devastation Featuring C’hantal sulla newyorkese Powertraxx Records) ma con un approccio meno accessibile e risultati commerciali ben diversi a testimonianza di come, a volte, l’idea non sia sufficiente per fare un successo. Estratto dall’album “Raveland”, un frullato tra breakbeat, hard trance ed happy hardcore, “Over The Rainbow” raccoglie ampi consensi pure negli ambienti generalisti italiani seppur con qualche mese di ritardo rispetto a quanto accade in Germania o nelle nostre discoteche specializzate: per fare ingresso nella DeeJay Parade di Albertino, ad esempio, il brano dovrà attendere sino al 24 settembre. La melodia e una piccola porzione del testo dell’originale, scritto da Harold Arlen e interpretato da Judy Garland per il noto film del 1939, rivivono all’interno di una struttura che trova il suo punto di forza e volta nel connubio tra energia ritmica e scansioni fiabesche marciando ad alti bpm con la tipica grinta festaiola dell’happy hardcore che inizia la sua fase ascendente. In futuro altri artisti si cimenteranno in nuovi rifacimenti di questo classico del secolo scorso, su tutti i Cosmic Gate con la loro versione del 2000.

9) Earth Nation – Alienated
Earth Nation è solo uno tra i tanti progetti a cui mette mano nei primi anni Novanta il musicista Ralf Hildenbeutel, uomo-chiave per la Eye Q Records e soprattutto per la trance dei primi giorni che nasceva in fumosi studi di registrazione a Offenbach sul Meno, alle porte di Francoforte. Nato in tandem col chitarrista Marcus Deml, Earth Nation debutta proprio con “Alienated”, una traccia estratta dall’album “Thoughts In Past Future” e rivista in tre versioni accomunate dal numero di bpm, 142, dai vocalizzi magnetici di Corinne Cassiani-Ingoni e dalle atmosfere tra il mistico, l’esoterico e il contemplativo. Se nella Earth Mix si corre rabbiosi con inflessioni goa, nella Peace Mix il mood è quello della materia dei sogni. Ancora più intrigante la Clouds Mix, con linee ritmiche spezzate e idealmente creata nella troposfera a bordo di qualche cirro. Dal ’95 in avanti a guidare Earth Nation resta il solo Hildenbeutel che lo tiene in vita sino ad “Amnesie” del 1998 edito da una multinazionale, la Jive, dopo la disfatta del gruppo Eye Q. Da una quindicina di anni circa a questa parte, l’attività del compositore tedesco è principalmente legata alla musica per il cinema, soprattutto quello italiano così come si legge in questa intervista del 12 novembre 2023 a cura di Massimo Privitera. C’è proprio lui, ad esempio, dietro le colonne sonore delle serie “Chiamami Ancora Amore”, “Monterossi”, “Màkari” e “Supersex”, quest’ultima dedicata alla vita del pornostar Rocco Siffredi.

10) Influx – ?
Oltre a riportare il nome dell’artista come titolo del brano e quello dell’etichetta come autore, la classifica purtroppo non offre solidi appigli per chiarire a quale disco si riferisse DJ Panda visto che nel 1994 James Bernard pubblica sia un EP (“TB Rage”) che un album (“Unique”) sulla britannica Sapho, sublabel della più nota Rising High Records del compianto Caspar Pound. Prendendo in esame le date di uscita del disco e della chart però, è presumibile che il DJ emiliano facesse riferimento al primo, un extended play aperto da “TB Rage” una galoppata tra calcianti drumming, voci sintetiche, suoni decomposti e ricomposti e onde acide, le stesse che si infrangono sulla scogliera rocciosa di “Overtones”, dividendosi la scena con esotici inserti melodici. Bernard non si stanca di disegnare bassline col TB-303 e per concludere sfodera “3/4 Heaven” in cui lancia una cortina fumogena che, diradandosi, lascia emergere il tipico profilo frastagliato dell’acid bass, l’elemento di raccordo delle tre tracce e da cui proviene l’energia e la forza espressiva dell’intero EP.

(Giosuè Impellizzeri)

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