Carol Bailey – Understand Me (Free Your Mind) (DFC)

Carol Bailey - Understand Me (Free Your Mind)

Come meticolosamente raccontato qui, la house music inizia a muovere discograficamente i primi passi in Italia tra il 1987 e il 1988, periodo in cui avvengono sostanziali sconvolgimenti sul piano compositivo. Il prezzo di sintetizzatori e batterie elettroniche, abbordabile se paragonato al costo proibitivo dei tradizionali studi di registrazione di allora, spinge un crescente numero di DJ ad immergersi nella dimensione della produzione musicale, cosa sino a quel momento riservata quasi esclusivamente a navigati musicisti. È soprattutto il campionatore a fare da collante tra la house music, proveniente dagli Stati Uniti e Gran Bretagna, e quella nuova generazione di artisti: smembrare pezzi preesistenti carpendone scampoli ritmici, frammenti di chitarre o pianoforti, brandelli di archi e sezioni vocali da reimpiantare su nuove basi diventa il modo con cui generare nuova musica da ballo per le discoteche. I primi tentativi suonano piuttosto rozzi, spigolosi ed un po’ brutali, in certi casi l’innesto tradisce persino inorganicità e disarticolazione tra le parti assemblate à la Frankenstein ma pian piano gli italiani affinano l’arte sampledelica e raggiungono risultati insperati sino a poco tempo prima. A mandarli definitivamente in orbita sono i successi mondiali ottenuti tra 1989 e 1990, esaltanti primati che sanciscono la golden age di quella che all’estero viene ribattezzata, con ironia ma pure una punta di disprezzo misto ad invidia, spaghetti house. Voci prevalentemente ricavate da acapellas incise su dischi-tool abbinate a conturbanti assoli di pianoforte sono l’autentica spina dorsale e trademark dell’italo house che però, dopo qualche anno, deve rinnovarsi per evitare di insabbiarsi nella sua stessa formula.

L’attenzione di tanti adepti si sposta verso il suono che viene principalmente da New York e Londra, house music contaminata da chiari riferimenti soul e black, ma produrre quella che viene chiamata garage significa oltrepassare la linea del campionamento. Servono cantanti in carne ed ossa, capaci e con una pronuncia inglese all’altezza e in grado di reggere il confronto sulla piazza internazionale. I tempi dell’italo disco più naïf sono ormai finiti e lontani, non ci si può più permettere di ricorrere ad un imbarazzante inglese maccheronico che garantirebbe figure barbine. Inizia così la caccia alle turniste e/o cantanti madrelingua e di nomi se ne potrebbero citare a iosa, da Ann-Marie Smith a Valerie Etienne, da Sima Marks a Robin Campbell, da Beverley Skeete a Debbie French passando per Jo Smith, Zeeteah Massiah, Sharon Rose Francis, Sandy Chambers ed Annerley Gordon, giusto per citare alcune tra le più note. In tale contesto si inserisce pure Carol Bailey, ex ballerina dei Soul II Soul così come si legge in un articolo di Mark Dezzani apparso su Billboard il 22 giugno 1996, intenzionata ad intraprendere la carriera di cantante. Il suo disco d’esordio si intitola “Understand Me (Free Your Mind)” e viene pubblicato nel 1992 dalla bolognese DFC, una delle prime etichette nostrane a percorrere il sentiero della house music sin dal 1987. A produrre il disco sono Ricky Persi, Fabrizio ‘Fabrice’ Lazzari, Davide Rizzatti ed Elvio Moratto. Quest’ultimo, già artisticamente attivo nel decennio precedente così come raccontiamo in questo articolo, vive in pieno il periodo che vede l’ascesa dell’house music e la parallela caduta dell’italo disco. A portarlo verso il nuovo tipo di scrittura e composizione sono pezzi come “After The Storm” di Dilemma, “Hold Me” di Velvet ed “Ao-Ao” di 1001 People usciti tra 1989 e 1991. «Transitammo dagli anni Ottanta ai Novanta con la voglia di scrivere una nuova pagina della musica e trasformare il pop in dance» dice oggi il musicista triestino. «Per farlo sfruttammo le esperienze accumulate nel passato decennio che nel mio specifico caso erano state diverse, da Radio Movie a Fascination passando per Vivien Vee, Silent B.C. e Fun Fun, senza ovviamente dimenticare “Walking” e “Reggae 87”, i primi singoli di Jovanotti che arrangiai per la Full Time Records prima che Lorenzo Cherubini fosse messo sotto contratto da Claudio Cecchetto».

“Understand Me (Free Your Mind)” è cucito perfettamente alla voce della Bailey, immerso nell’alveo del suono garage e sviluppato sull’incrocio tra l’immancabile pianoforte e fiati sincopati che si aprono a ventaglio sul rigagnolo di una tastiera sintetica sullo sfondo. Alla radiosa Club Mix e paradisiaca Free Your Mind Mix, affiancate dall’Instrumental Mix ed una stringata Radio Edit pensata per un possibile airplay radiofonico, si aggiungono altre quattro versioni, Club Remix, Passionate Remix, Free Free Remix e Dreams Piano Remix, destinate più espressamente ai DJ dei club. «”Understand Me (Free Your Mind)” fu uno dei primi lavori che realizzai per la DFC dopo il citato “Hold Me” di Velvet, “Problem” di Now Now Now, “Music For The Life” di Electroheart Feat. Morenas, “La Puerta Del Sol” di Sueño Latino e soprattutto “La Musika Tremenda” di Ramirez» prosegue Moratto. «A dire il vero, mi ritrovai coinvolto quasi casualmente nella produzione del disco di Carol Bailey, ai tempi provavo un’attrazione maggiore per la techno rispetto alla house. Essendo musicista ed arrangiatore, scrissi la melodia di organo e l’armonia. Purtroppo non ricordo altri particolari degni di nota avvenuti in quel momento, a parte il piacere della collaborazione con gli amici Persi, Rizzatti e Lazzari».

Rico - Give It To Me
“Give It To Me” di Rico è un’altra produzione di Persi, Rizzatti, Lazzari e Moratto destinata alla DFC. La voce di alcuni vocalizzi è di Carol Bailey

Proprio con loro, parallelamente, Moratto realizza “Give It To Me” destinato sempre a DFC e marchiato con un nomignolo di fantasia mai più rispolverato, Rico. La voce femminile, opportunamente collocata nella stesura insieme a vari sample inclusi vocalizzi erotici, è proprio quella della Bailey citata nei crediti come special guest. È plausibile ipotizzare che i passaggi vocali (come quello che recita “free your mind”) fossero frutto della medesima session di registrazione ma a differenza di “Understand Me (Free Your Mind)” quella di Rico è una traccia più marcatamente deep house destinata alle discoteche specializzate e i risultati sono palesi se messi a confronto. Il brano della Bailey finisce in diverse compilation e conquista una manciata di licenze all’estero, tra Francia e Belgio rispettivamente supportate della On The Beat e dalla blasonata Music Man Records. «Non facendo ancora stabilmente parte del team DFC, non avevo accesso a certe informazioni pertanto mi risulta impossibile quantificare le vendite ma so che furono apprezzabili» rammenta ancora Moratto che però dichiara di non avere alcuna memoria relativamente al follow-up, “Dreams”, di cui è artefice con Rizzatti e Persi. «Ho realizzato tantissimi brani e spesso affiora qualche produzione da me sbadatamente dimenticata» dice a tal proposito. A livello stilistico “Dreams” prosegue nel solco del precedente, con chiare inflessioni garage rimarcate da un arrangiamento quasi speculare a quello di “Understand Me (Free Your Mind)”.

Le cose iniziano a cambiare quando la Bailey incide “Spirit Of Life” insieme ai Voodoo Suite, meglio noti come Transformer 2, reduci dallo strepitoso successo raccolto con “Pacific Symphony” giunto in Italia proprio via DFC. «A creare sinergie con l’estero, aiutato da Adamski, fu Jody Marcos che ricopriva ruolo di direttore artistico della DFC» spiega Moratto. «Il produttore esecutivo di “Spirit Of Life” era proprio lui e se la memoria non mi inganna fu sempre Marcos a portare la Bailey in Expanded Music». Nel momento in cui “Spirit Of Life” viene pubblicato nel Regno Unito dalla Network Records del gruppo Kool Kat, sul 12″ vengono inserite pure “Understand Me (Free Your Mind)” e “Dreams”. È il tassello conclusivo della prima fase della carriera di Carol Bailey. Il 1994 infatti segna per lei una svolta con l’abbandono della DFC in favore della Time di Giacomo Maiolini. Tale decisione decreta un radicale cambio delle sonorità che dalla house garage diventano eurodance, analogamente a quanto avviene per il DFC Team.

i Glam con Steve Coy e Pete Burns (1994)
Il DFC Team (Ricky Persi, Ricci DJ, Davide Rizzatti ed Elvio Moratto) insieme a Steve Coy e Pete Burns dei Dead Or Alive. La foto risale al 1994 e celebra la fortunata collaborazione sancita da “Sex Drive” dei Glam

L’etichetta bresciana affida la produzione di “Feel It” ad alcuni dei suoi migliori produttori, Alex Gilardi, Giordano Trivellato, Giuliano Sacchetto e Valter Cremonini, e commissiona un remix agli Alex Party. Il successo è palpabile con licenze sparse tra Francia, Germania, Belgio, Australia e soprattutto Regno Unito dove il disco viene pubblicato dalla Multiply Records e potenziato da due ulteriori remix a firma Aquarius e Marc ‘MK’ Kinchen, quest’ultimo scandito prevedibilmente da un sax simile a quello utilizzato per la fortunata versione di “Push The Feeling On” dei Nightcrawlers. Insomma, lo spunto offerto l’anno prima da “Spirit Of Life” viene colto e sfruttato appieno con risultati confortanti. «Credo che Carol Bailey abbia deciso di mollare l’Expanded Music per un problema legato alla promozione» sostiene in merito Moratto, aggiungendo che «la cantante optò per la Time probabilmente perché quest’ultima si impegnò a prestare maggiore attenzione alla sua carriera».

Carol Bailey alla festa della Time (1994)
Carol Bailey immortalata alla festa del decennale della Time nell’autunno 1994. Insieme a lei due ballerini

Sull’onda del successo dell’estivo “Feel It” l’etichetta maioliniana, che coinvolge l’ambiziosa Bailey nella festa per il decennale di attività organizzata il 25 ottobre del 1994 in una villa nelle campagne bresciane, pianifica il suo futuro attraverso altri tre singoli: “Fever”, portato in tv nel programma Mio Capitano trasmesso da Rai Due come si vede in questa clip, “I Can’t Make U Love Me”, arrangiato sulla falsariga di “Wrap Me Up” di Alex Party ed accompagnato da un videoclip diretto dal parmense Alex Orlowski, ed “Under My Skin”, che fa il verso ai successi dei Livin’ Joy (e a rimarcarlo è pure il titolo di una delle tre versioni, la Livin’ Mix) pur senza equipararne i risultati. Usciti tra 1995 e 1996, tutti e tre vengono prodotti dai fratelli Gianni e Paolo Visnadi nel loro 77 Studio di Mestre. Nel contempo la cantante di colore, entrata nella scuderia della Gig Promotion, presta la voce a “Movin'” dei tedeschi U96 e ad “I Can’t Stand (Paria)” dei salernitani KK seppur senza ufficializzazione come spieghiamo qui.

Complice forse il temporaneo calo di interesse nei confronti dell’eurodance messa all’angolo dalla progressive che in Italia domina incontrastata per tutto il 1996, la Bailey, di cui filtrano pochissime indiscrezioni, esce di scena, dileguandosi letteralmente dopo aver interpretato nell’autunno di quell’anno, ma ancora in incognito, “Feel So High” di Java, pubblicato su Downtown (gruppo Time) ed avvalorato da un remix di StoneBridge, a cui avrebbero dovuto fare seguito l’annunciato “I Can Feel It” ed un brano nato in collaborazione coi Datura di cui si parla più volte ma che rimane nel cassetto. «L’unico ad avere notizie su di lei potrebbe essere Jody Marcos» sostiene Moratto «ma purtroppo dopo il suo abbandono della DFC ci siamo persi di vista. Una volta ci vedemmo a casa mia, a Roma, per una cena condivisa col fratello di Sade. Marcos era davvero un grande e colgo l’occasione per salutarlo attraverso questo articolo. Ammetto di essere stato difficilmente gestibile nel periodo di massimo splendore della DFC ma a parte Ricci DJ, che ritenevo un fratello, tanti altri mi hanno voltato le spalle. Oggi comprendo e perdono la loro provincialità ma resto dell’avviso che certi comportamenti andrebbero tenuti lontani dall’arte. Ho creduto tanto nella condivisione cosciente che non sia facile andare sempre d’accordo, ma mandare a monte progetti importanti per poca professionalità, avidità ed ottusità è triste. Ciò mi ha lasciato l’amaro in bocca rovinando in parte il ricordo di quegli anni così tanto gratificanti» conclude il musicista friulano. (Giosuè Impellizzeri)

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